Gianin
Cavallino tenace, generoso e saggio,
vissuto di fatica e di poco foraggio.
Come i tuoi padroni lavoravi tanto
e unico premio, di quando in quando,
la carezza un po’ ruvida, ma piena d’amore,
di mio zio Angelo, amico e signore.
Sovente tornavi dai campi la sera
trainando il carro per un’erta severa
e soverchiato dallo sforzo immane,
fermavi il passo come chi rimane,
sfinito e affranto, senza più la voglia
neppur di giungere a varcar la soglia
della stalla anelata con il suo fienile.
Allora mio zio, delicato e gentile,
vicino all’orecchio, parlandoti piano,
“avanti Gianin”, e sotto la mano
sentiva il brivido dell’ultima forza
percorrere i muscoli e la povera scorza.
CosÌ ripartivi con slancio e coraggio
mentre il sole spandeva il suo ultimo raggio.
Io credo Gianin che se avrò la ventura
di venire in cielo nella vita futura,
ti troverò lassù con i miei cari e i tuoi
e altri compagni di lavoro: i buoi.
Infine libero da fatica e giogo,
per l’eternità sarà come un gioco
pascolare tranquillo tra campi di biada
e correr sull’erba color della giada.
Nadia Mai
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14/09/2018
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